E’ stato pubblicato per Viella Editore il libro “Attraverso il Novecento: Vittorina Dal Monte tra Partito comunista e movimento delle donne (1922-1999)“. Il libro è stato scritto dalla studiosa di storia contemporanea e movimenti femministi Elda Guerra, e ripercorre la vita intensa e avventurosa di Vittorina Dal Monte.
“La Fondazione Argentina Bonetti Altobelli ha appoggiato e sostenuto la ricerca è alla base di questo libro – dice la Presidente della Fondazione Anna Salfi – Voglio ringraziare anche l’Istituto Gramsci Emilia-Romagna e un grazie in particolare a Siriana Suprani per il comune impegno. Continua così la produzione degli eventi collegati al Progetto “Profili biografici di sindacaliste emiliano-romagnole 1880-1980” della Fondazione”.
L’editore presenta così il volume. “La vicenda esistenziale e politica di Vittorina Dal Monte si snoda nel contesto del XX secolo e ne rappresenta alcuni dei tratti essenziali. Figlia di braccianti comunisti della bassa pianura emiliana, segue i genitori prima nel confino di Lipari, poi nell’esilio in Francia, luogo della sua adolescenza e della sua prima formazione politica. Tornata con la famiglia in Italia nel 1942, diviene staffetta partigiana, funzionaria del Partito comunista e sindacalista negli anni Sessanta tra Bologna, Roma, Torino e Milano. Gli anni Settanta la vedono di nuovo a Bologna partecipe dei movimenti di quel periodo, fino all’adesione al femminismo che, insieme all’impegno mai venuto meno per la giustizia sociale, sarà la passione politica dominante del suo ultimo tratto di vita.
Il volume – sulla base della lunga intervista autobiografica raccolta dall’autrice e della ricca documentazione archivistica conservata presso la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna – restituisce, in un continuo rimando tra dimensione individuale e storia collettiva, il profilo biografico di una donna che ha attraversato gran parte del Novecento, ne ha vissuto illusioni e disinganni, con lo sguardo sempre rivolto in avanti e pronto a misurarsi con quanto di nuovo le più giovani generazioni di donne portavano con sé”.