Pubblichiamo la presentazione del libro Piero Boni: partigiano, sindacalista, socialista, scritta da Anna Salfi, Presidente della Fondazione Argentina Bonetti Altobelli. Il documento è scaricabile in formato PDF a questo indirizzo.
“I due saggi che compongono Piero Boni: partigiano, sindacalista, socialista aiutano a profilare una personalità dai tratti appassionanti come quella di Piero Boni: saggi diversi sia per temi affrontati che per modalità di ricerca.
Uno più succinto, dalla spiccata originalità e fondato su una rigorosa ricostruzione dell’attività di Piero Boni in veste di capo partigiano; l’altro che conquista per una capacità di sintesi e di sistematizzazione che mira offrire al lettore tutta la ricchezza dei fatti e degli eventi che segnano la partecipazione di Piero Boni alla vita della Cgil e alla storia del PSI.
L’uscita di questo libro, dai tratti significativi e suggestivi, assume un particolare significato per la conoscenza di un personaggio importante, in particolare per la storia della Cgil, dell’Emilia Romagna ed ancora non sufficientemente conosciuto.
Sfogliando il libro, pubblicato in felice concomitanza con il150° dell’Unità d’Italia, si coolgono nel linguaggio e nelle similitudini le influenze che il Risorgimento ha avuto nella formazione dei tanti dirigenti sindacali che hanno combattuto per la libertà del nostro Paese dal totalitarismo fascista e che si sono battuti per obiettivi di libertà e di uguaglianza sociale.
A tratti, nei discorsi originali riportati, ricorre con singolare frequenza, la parola “patriota” riferita ai combattenti e ai militanti della Resistenza partigiana e già solo questo ci dice di quanto la ricorrenza che quest’anno celebriamo, fosse presente nei sentimenti, nei valori e nella spinta ideale del tempo.
Ripercorrendo la trama del libro si può comprendere l’interesse suscitato da questa pubblicazione presso la Fondazione di studi storici Argentina Bonetti Altobelli verso un particolare momento della storia sindacale e della guerra di Liberazione in Emilia Romagna.
Il libro permette di conoscere la vita e le passioni di Piero Boni, sia come importante Dirigente sindacale della Cgil, che come coraggioso ed autorevole capo partigiano che, nato a Reggio Emilia, si dichiara “divenuto parmense” per scelta di guerriglia partigiana.
A chi legge si presenta l’occasione di scoprire un aspetto non noto della sua personalità e conservato la lui stesso con discrezione e riservatezza.
Appare molto bella e particolarmente preziosa la ricostruzione fedele degli eventi fondata sui dispacci originali tra le unità partigiane e il comando alleato che permettono una conoscenza precisa dell’ottimo lavoro svolto da Piero Boni in termini di intelligence, utilissimo per la riuscita delle azioni militari contro i fascisti ed i nazisti guidati dal Generale Kesserling.
L’attività di Boni, le azioni intraprese, ma soprattutto la sua capacità di assumere decisioni rivelano una mente eccellente, uno spirito pragmatico e razionale affiancato da un’idealità forte ed aprono uno spaccato su di una fase particolare della guerra di Liberazione in Emilia Romagna.
La sua scelta coraggiosa, autonoma e testarda di rimanere sull’Appennino parmense per quasi un anno, in Borgo val di Taro, anche in contrasto con le indicazioni superiori del comando alleato che lo avrebbero voluto attivo in zone più industrializzate del Nord Italia, finirà col rendere strategica la difesa di quella zona e rende ancora più comprensibile l’attaccamento a questa figura da parte della popolazione e dei sindacalisti locali.
Le caratteristiche soggettive della personalità di Piero Boni le ritroveremo nell’intensa attività sindacale e politica e gli permetteranno di attraversare fasi diverse e complesse dell’attività della Cgil, dei processi unitari con Cisl e Uil e della vita del Partito socialista italiano.
Non particolarmente affascinato dai temi prettamente politici ed ideologici, convinto assertore delle capacità negoziali e contrattuali proprie dei sindacalisti, Boni farà dell’autonomia del sindacato dai partiti uno dei perni centrali della sua azione e questo lo renderà strenuo sostenitore dell’incompatibilità tra cariche sindacali e cariche di partito e particolarmente legato ai processi democratici di legittimazione e di assunzione delle decisioni propri della Cgil.
Altrettanto, l’obiettivo dell’unità sindacale, a partire da quella interna alla Cgil, guiderà la sua azione anche nelle fasi di più forti tensioni con il PSI, suo partito di riferimento. Insieme a Fernando Santi saprà contrastare vivacemente e con successo i ripetuti tentativi del PSI di scindere la Cgil, dando vita insieme alla Uil ad un sindacato socialista.
Le sue notevoli frequentazioni ci riportano alla memoria i nomi di Giuseppe di Vittorio, di Giuliano Vassalli, di Bruno Buozzi, di Luciano Lama, di Sandro Pertini, di Vittorio Foa, di Bruno Trentin, di Agostino Novella, di Pietro Nenni. Una straordinaria storia personale che è anche storia collettiva di un’intera generazione di sindacalisti di cui riteniamo importante disvelare anche la dimensione eroica, per contribuire a far conoscere aspetti ideali, poi trasfusi nell’attività e nelle stesse scelte sindacali che rendono utile il ripercorrere la memoria alla ricerca di una guida per l’oggi che si presenta difficile ed incerto”.