Elisa Agnini nacque a Finale Emilia (MO) il 22 marzo del 1856 da Tommaso ed Elisa Kostner e crebbe in una famiglia di orientamento socialista che apparteneva alla piccola nobiltà locale. Elisa condivise con i suoi le vedute aperte e i principi di solidarietà e di giustizia che connotarono, da subito, anche la sua vita e il suo impegno sociale. Il fratello, Gregorio Agnini, tra i fondatori del Partito socialista italiano nel 1892 e nella Presidenza dell’Internazionale socialista, fu personalità di spicco del socialismo modenese e impegnato nelle lotte agrarie del tempo. Proprio tra le frequentazioni di Gregorio Elisa incontrò Vittorio Lollini con il quale si sposò all’età di 27 anni e da cui ebbe le sue quattro figlie: Clara, Clelia, Olga e Livia, tutte avviate con successo agli studi universitari. Le forti personalità e i ruoli pubblici svolti da Gregorio Agnini e da Vittorio Lollini, entrambi per più mandati parlamentari del Regno d’Italia, hanno offuscato per diverso tempo la figura di Elisa attivissima sul piano associativo e rilevante esponente del femminismo liberale, convintamente orientata verso le conquiste civili delle donne che intese perseguire mai disgiuntamente dai diritti sociali. Sua anche la battaglia per ottenere un’educazione libera e laica che interpretò come base fondativa per l’assunzione di una responsabilità civica ed il superamento delle iniquità vissute dalle donne all’interno dell’ambito familiare così come in ambito lavorativo rivendicando una parità salariale tra uomini e donne. Trasferitasi a Roma dove Lollini avviò la sua attività forense, frequentò gli ambienti emancipazionisti e fu tra le fondatrici della Federazione pro-suffragio e, nel 1896, partecipò alla fondazione dell’Associazione per la donna con Giacinta Martina Marescotti, Alina Albani, Virginia Nathan, Maria Montessori ed Eva De Vicentiis che, sciolta nel 1898 per i moti popolari del gennaio, fu rifondata nel 1900 sotto il nome di Associazione nazionale per la donna, dando così conto della diffusione ormai raggiunta nell’intero territorio della penisola italiana e che vide la partecipazione della stessa Anna Maria Mozzoni. Il sodalizio con Vittorio Lollini non si limitò alla sola sfera sentimentale e fu unione anche di intenti politici tanto da poter ritenere Elisa ispiratrice del Progetto di legge “Sulla ricerca di paternità” presentata alla Camera dei Deputati proprio da Vittorio Lollini nel corso della sua terza legislatura (Atto Camera 1500 del 10 maggio 1922), un tema da lei affrontato pubblicamente già nel 1917 in una Conferenza tenuta il 28 giugno presso il Teatro Argentina e riproposta sulle pagine della rivista socialista “L’Uguaglianza” e che rivendicava tale diritto anche in favore dei figli nati fuori dal matrimonio. Pacifista, nel 1896, in relazione alla guerra di Abissinia, propose e sottoscrisse e promosse una petizione avente per oggetto il ritiro delle truppe italiane. Fu femminista emancipazionista e si impegnò con determinazione per il riconoscimento del diritto di voto universale per le donne. Suo l’articolo pubblicato sull’“Avanti!” del 1 giugno 1908 con il quale reagì alle posizioni socialiste espresse da Andrea Costa che qualificavano in modo spregiativo come “borghese” il movimento suffragista italiano, posizione che tornò a ribadire ancora nel 1911 durante il primo Congresso pro-suffragio di Torino cui fece seguire la sua adesione alla Petizione delle donne italiane per il voto politico e amministrativo. Rimase convintamente pacifista anche, quando nel 1914, all’esplodere della prima Guerra mondiale si aprirono le note contraddizioni tra le posizioni interventiste e non interventiste anche tra le donne aderenti all’Associazione nazionale per la donna e, nonostante l’oggettiva marginalità nella quale la sua posizione si ritrovò con l’entrata in guerra dell’Italia, Elisa Agnini non abbandonò la sua posizione e, nel 1915, definì la guerra come “fonte dell’eliminazione di ogni sentimento umanitario che lascia emergere la brutalità”, un convincimento che nel 1921 la portò, insieme ad Elena Chiaraviglio Giolitti e Anita Dobelli Zampetti, al Comitato per la pace permanente promosso dalla Lega internazionale femminile per la pace permanente, sezione italiana della WILPF, che aveva visto sorgere in Roma una delle sue due articolazioni italiane. Morì a Roma il 22 giugno 1922.