Mazzoni Norma (1895- 1940?)

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COGNOME Mazzoni
NOME Norma
DATA DI NASCITA 1895
LUOGO DI NASCITA Bologna
DATA DI MORTE 1940?
LUOGO DI MORTE Bologna
STATO CIVILE coniugata
TITOLO DI STUDIO
PROFESSIONE operaia, ambulante
APPARTENENZA POLITICA socialista
ISCRIZIONE A UN PARTITO
ORGANIZZAZIONE SINDACALE Cgil, Lega degli arsenalotti di Bologna
LUOGHI DI ATTIVITÀ Bologna
 
PROFILO BIOGRAFICO

Norma Mazzoni, nacque a Bologna nel 1895 ebbe un fratello e una sorella. Il padre, ambulante, era suonatore di organetto. Sposata, rimase presto vedova per la morte del marito avvenuta a seguito di malattia contratta nella guerra del 1915 – 1918. Fece parte del Circolo femminile socialista di Bologna e, assunta come operaia nell’industria bellica bolognese, fu consigliere della Lega dell’Arsenale d'artiglieria di Bologna, detta degli arsenalotti. Di lei si sa che prendeva parte attiva nelle riunioni politiche e sindacali e che godeva di influenza sugli arsenalotti e, pertanto, ritenuta “pericolosissima in linea politica” dalle autorità di polizia. Al termine della guerra, la città fu interessata da una gran mole di licenziamenti nelle fabbriche belliche: il 19 dicembre 1918, fu la volta di primo scaglione di licenziamenti riguardante gli operai dell’Arsenale e 1.300 che andavano ad aggiungersi ai 1.600 licenziati in un diverso opificio militare avvenuti il 10 dicembre 1918. Per i licenziati il Governo con un Regio Decreto di inizio dicembre 1918, aveva stabilito l’ammontare della relativa indennità statuendo che la stessa fosse calcolata in base ai salari percepiti nel 1915. La disposizione, sensibilmente vantaggiosa per gli industriali, danneggiava fortemente le maestranze in considerazione del fatto che dal 1915 al 1918 i salari in quelle fabbriche erano raddoppiati. Della protesta si fece interprete il Sindaco Zanardi unitamente alla Camera confederale del Lavoro. Zanardi pronunciò due comizi, cui parteciparono la popolazione e gli operai interessati – tra i quali Norma Mazzoni - per chiedere il cambio del Decreto che per rivendicare lavori di pubblica utilità e sussidi per far fronte all’eccezionalità della situazione, nonché le otto ore lavorative e il controllo operaio delle fabbriche, come più volte era stato promesso, anche in considerazione degli enormi guadagni realizzati dagli industriali durante il conflitto. Nonostante anche le forze più moderate avessero premuto per un cambio del Decreto, tutto fu invano e, anzi, i licenziamenti accelerarono. A Natale, in città, si raggiunse il numero di 20.00 unità, Norma fu tra i licenziati. Un ricovero avvenuto a 14 anni e durato due settimane e conclusosi con la dimissione poiché “non derivano elementi certi di seri problemi psichiatrici”, darà occasione per ulteriori internamenti. Dalle carte si evince che fosse dedita alla prostituzione clandestina, ma il fatto non ha mai trovato riscontro nelle carte di polizia, riportavano, invece, dichiarazioni del tipo: una “presunta dissolutezza e vivacità”, “indocile”, “ricovero ordinato dall’Autorità Giudiziaria”, ricovero “Per totale infermità di mente in ordine al delitto di offese al Capo del Governo” e altre affermazioni che permettono di considerare che Norma Mazzoni fu una sindacalista socialista attiva che, vantando i suoi principi, pagò con l’internamento più volte la sua fede antifascista e la sua presunta irregolarità. Nel 1933 ritornata in città da Aversa si diede al commercio ambulante di paste e brustolini nel posteggio di Piazza della Pioggia a Bologna. Morì in povertà.

 

 
FONTI E BIBLIOGRAFIA
["Fonti archivistiche: Archivio Ospedale Psichiatrico di Bologna, F. Roncati – Donne uscite, cartella n.46/1937; Archivio di Stato di Bologna, documenti del 14/05/1918 e del 2/12/1918, Questura di Bologna, Gabinetto, cat, A8, Radiati, b.102/fascicolo Norma Mazzoni;  Fonti Bibliografiche: AA.VV., “Il Sindacato nel bolognese” – Le Camere del Lavoro di Bologna dal 1893 al 1960 – Contributi per una storia sociale, Ediesse, Roma 1988; Montanari Elisa, “Sant’Isaia 90. Cent’anni di Follia a Bologna”, Pendragon, Bologna 2015; Onofri Nazario Sauro, “La Grande Guerra nella Città Rossa” con una lettera autocritica di Pietro Nenni – Socialismo e reazione a Bologna dal ’14 al ‘18, Edizioni del Gallo, Milano 1966; Sasdelli Renato, “Quei matti di antifascisti” – Cinquantatre storie di sovversivi finiti in manicomio durante il fascismo, pp. 198-209, Edizioni Pendragon, Bologna 2022."]    
 
IMMAGINI
 
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CREDITS
scheda compilata da: Anna Salfi