Albertina Gasperini, di professione ricamatrice, nacque a Bologna il giorno 11 febbraio del 1887 da Angelo e da Carlotta Fanti. Una spiccata sensibilità verso le condizioni delle donne lavoratrici e i problemi legati all'occupazione femminile la spinsero verso l'attività sindacale. Tra gli scioperi più importanti realizzati nel 1900 vi fu quello della fabbrica Rinaldi, il 3 dicembre 1901 quello delle 80 lavoratrici della sartoria Pitari e quello delle tessitrici del cotonificio Valla e C. che si concluse positivamente anche grazie all'intervento della Camera del Lavoro. Dalla condizione statica del mondo artigiano si andava verso una produzione industriale e sulle lavoranti si determinava un doppio effetto di sfruttamento determinato dalla crisi e dalla trasformazione. I proprietari andavano intensificando i ritmi di lavoro e dovevano farsi carico di quota del consumo di gas, dei costi di riparazione delle macchine ed utilizzare solo un determinato quantitativo di tessuto per le produzioni. Inoltre, intensificando la produzione i proprietari erano in grado sia di licenziare parte delle operaie e di ridurre la paga delle restanti. Queste le condizioni di lavoro dell'epoca, cui Albertina reagì impegnandosi nel sindacato e organizzando, più tardi, a Bologna lo sciopero delle sartine. Verso la fine del 1909, l'Unione Professionale Femminile aveva promosso la mobilitazione delle sartine chiedendo un miglioramento delle condizioni di salario e la riduzione dell'orario di lavoro. L'agitazione aveva determinato la disponibilità dei proprietari dei laboratori alla concessione di incrementi salariali seppure modici, ma era stata negata ogni apertura in merito alla riduzione dell'orario di lavoro. Pertanto, nell'ottobre del 1909 presso la sede dell'allora Società operaia sita in via Cavaliera 22, oggi via Oberdan, Albertina, con il sostegno di Argentina Bonetti Altobelli, Segretaria della Federterra e componente della Commissione esecutiva della Camera del Lavoro, organizzò il primo sciopero delle sartine che ebbe inizio il 2 novembre del 1909. Molte sartine, dapprima aderenti alla mobilitazione promossa dall'Unione Professionale Femminile, non ritenendone sufficiente la tutela, si allontanarono dall'Unione e si unirono all'azione promossa dalla Camera del Lavoro. Lo sciopero si protrasse per quindici giorni con astensione totale dal lavoro e si concluse con un accordo tra i proprietari dei laboratori e la Camera del Lavoro siglato presso lo studio dell'avvocato Alberto Calda, per le lavoratrici firmò Argentina Altobelli, per i datori di lavoro Policardi e Collina per la sartoria Baroni. L'accordo prevedeva un aumento delle tariffe del 10%, la riduzione dell'orario di lavoro a 9 ore per sei mesi all'anno e 9 ore e mezzo per gli altri sei mesi e il divieto di licenziamento in tronco. Nel 1910 fu Segretaria della Federazione lavoranti Sartorie per Signora della Camera del Lavoro di Bologna e Provincia e, in occasione dell'8 marzo dello stesso anno inaugurò la bandiera della Lega delle sartine. "Per quanto non più giovane" aderì alla lotta di Liberazione e, con il marito Baldino Baldini, fu impegnata nei collegamenti con le brigate partigiane, nella divulgazione dei fogli clandestini dell'Avanti e dell'Unità e nella custodia e distribuzione delle armi per le operazioni in città offrendo l'abitazione come base per le riunioni dei capi della Resistenza.