PROFILO BIOGRAFICO
Nata il 10 ottobre 1947 a Montecchio Emilia (RE) da Cesare e Jolanda Denti è cresciuta in una famiglia contadina, dalla quale ricevette un’educazione cattolica. Il padre, mandato al fronte durante la seconda guerra mondiale, fu internato nel lager di Ludwigsburg, tra Stoccarda e Mannheim. Dopo il Diploma di scuola media superiore presso l’Istituto tecnico femminile di Parma, nel 1968 cominciò a lavorare in una fabbrica tessile come apprendista operaia, poi segretaria amministrativa. Trascorsi diciotto mesi, nel 1969, fu assunta come archivista del reparto di radiologia presso l’Ospedale Ercole Franchini di Montecchio Emilia. Si iscrisse alla Cgil e, qualche anno più tardi, al Partito comunista italiano. Per Adele fu significativo il passaggio da un settore privato al settore pubblico dove apprezzò la diversa condizione vissuta dalle donne che, nel privato, destinava alle operaie paghe basse, mancato rispetto delle qualifiche e orari eccessivi. Invece nel pubblico, pur se non rispettava appieno l’attribuzione delle corrette qualifiche, retribuiva le donne con un salario quasi doppio e un orario di 36 ore settimanali a fronte delle 48 del privato e, soprattutto, rappresentava stabilità e certezza dovute al posto di lavoro fisso. Dapprima delegata sindacale nel suo reparto diventò presto responsabile sindacale per l’intero ospedale. Nel corso degli anni ’70, sull’onda dell’affermazione dei Consigli di fabbrica e della conquista dello Statuto dei Lavoratori, la Cgil aveva promosso una autoriforma organizzativa, eleggendo a livello territoriale i Consigli di zona che comprendevano rappresentanti provenienti da tutti i posti di lavoro. In tale quadro, il 20 settembre 1976 Adele, diventò funzionaria a tempo pieno della zona sindacale confederale della Val d’Enza, responsabile del settore del settore sanità ed enti locali allora organizzati nella Fnels. Frequentò un primo corso confederale di formazione presso la Scuola nazionale Cgil di Ariccia e, poco dopo, un secondo corso sempre ad Ariccia, ma questa volta promosso dalla Federazione nazionale di categoria Fnels con l’intento di rinnovare l’organizzazione attraverso l’inserimento di giovani sindacalisti, in particolare di donne. In quel periodo si separò dal marito, sposato da giovanissima. In occasione del Primo maggio 1977 tenne il suo primo comizio. Si batté a favore dell’approvazione della legge 194/1978 sull'interruzione volontaria della gravidanza, in contrasto con le prudenze proprie del Partito comunista italiano, cui aderiva. Sempre nel 1977 entrò a far parte dell’apparato confederale provinciale con l’incarico di responsabile del Coordinamento donne della Camera del Lavoro di Reggio nell’Emilia che anticipò una scelta controcorrente. In quegli anni, infatti, presso la sede nazionale, era attivo dal 1965 l’Ufficio lavoratrici della Cgil (1965-1981) diretto da Maria Lorini che aveva proprie articolazioni regionali, mentre in alcuni territori come Torino e Bologna e in alcune categorie come Flm e Fulc, i sindacati unitari dei metalmeccanici e dei chimici nonché nella Cgil Scuola erano nati gruppi di donne che si erano organizzate diversamente dal modello confederale. Più tardi e, a seguito di un acceso dibattito sulle forme e le modalità di partecipazione delle donne alla vita interna del sindacato, anche in Cgil le donne riuscirono ad affermare il diritto a avere un proprio luogo specifico di incontro, di discussione e di apporto alle politiche generali che, nel 1981, fu individuato nel Coordinamento donne. Adele gestì a Reggio il suo incarico di Responsabile confederale del Coordinamento donne con convinzione e con un atteggiamento di apertura verso il nuovo e diverso protagonismo delle donne e raggiunse con la collaborazione di molte risultati importanti sia per la rappresentanza che la partecipazione delle lavoratrici. In ragione di questi risultati, di lì a poco, le fu proposto di diventare la responsabile del Coordinamento donne della Cgil dell’Emilia Romagna, proposta che non accettò ritenendo di non essere pronta per un cambiamento così impegnativo. Nel 1980, fu eletta nella Segreteria confederale della Camera del Lavoro di Reggio nell'Emilia, prima donna dopo la Liberazione a ricoprire tale ruolo e divenne la Responsabile confederale della zona della Val d’Enza dove approfondì la conoscenza di tutte le realtà produttive presenti. Fece parte della Segreteria confederale di Reggio sino al giugno 1982 e sono da ricordare, in particolare, i progetti e le iniziative sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e di contrasto al lavoro notturno e stagionale. Dal giugno 1982 al 1983 fu Responsabile dei metalmeccanici della Fiom e per la Federazione unitaria Flm nella zona della Val d’Enza. L’esperienza emiliana si concluse nel 1984 quando Adele ottenne l'incarico, presso la Cgil regionale Veneto, di Responsabile dell’Università e del Coordinamento Donne della categoria. Nel 1989, si trasferì a Roma entrando nella Cgil Università nazionale. La sua attività sindacale proseguì nel Dipartimento Pubblica amministrazione della Confederazione nazionale per conto del quale ideò e diresse il Centro “Il cittadino ritrovato” creato in collaborazione con l’Università di Siena. Tempi e orari delle città furono, in quegli anni, ampiamente indagati sia in chiave di possibile conciliazione dei bisogni di cura con quelli professionali che di qualità della vita urbana. Adele fece propri questi temi, favorendo tra l’altro la nascita in tutta Italia delle Banche del Tempo. Il suo libro “Giù le mani” testimonia anche il suo impegno a contrastare le molestie sessuali nei luoghi di lavoro e il contributo ad affermare tali questioni all’interno della Cgil. In occasione della cd “Svolta della Bolognina” del 12 novembre 1989 che annunciò lo scioglimento del Pci e la sua confluenza nel Pds - Partito democratico della sinistra (1991-1998) sancita il 3 febbraio 1991, si schierò con il Segretario Achille Occhetto. Lasciò la Cgil nel 2003 e si trasferì in Toscana con il compagno Giampaolo Pansa, con il quale viveva dal 1989 e che sposò nel 2016. Fu l'inizio di una fase di prolifica produzione narrativa, in gran parte autobiografica, nella quale Adele ripercorse aspetti privati e pubblici della propria esistenza raccontando gli usi e i costumi della sua terra d’origine. |