In occasione del 60° anniversario della scomparsa di Giuseppe Di Vittorio, la CGIL nazionale bandisce un concorso finalizzato al ritrovamento e all’acquisizione (in originale o in copia digitale) di video, foto, lettere o documenti a firma dello stesso Di Vittorio.
Oltre che a ricordare il primo segretario generale della CGIL, il concorso contribuirà ad arricchire il patrimonio documentale del sindacato. La scadenza per la partecipazione al concorso è il 31 maggio 2017. Il bando completo è scaricabile a questo indirizzo.
Ricorda Anita Contini Di Vittorio nelle proprie memorie: “Ogni giorno giungeva a Di Vittorio una quantità immensa di lettere, da ogni parte d’Italia, quali scritte a macchina e quali con la grafia incerta del semianalfabeta, quali su ottima carta da lettera quali su poveri fogli di quaderno. Una mole immensa, di fronte alla quale confesso di essermi sentita, talvolta, spaventata. Si rivolgevano a lui per i motivi più vari: egli appariva evidentemente, agli occhi di centinaia, di migliaia di bisognosi come capace di sanare i torti, di fare giustizia, di portare consolazione. Mancavano i mezzi per far studiare un figlio? Si scriveva a Di Vittorio con fiducia: non era lui che aveva detto e scritto tante volte che tutti i ragazzi italiani dovevano poter studiare? Un paralitico chiedeva una carrozzella per poter uscire qualche volta di casa. Dei genitori chiedevano a lui un aiuto «per sposare i figli» che non possedevano nulla. Una famiglia minacciata di sfratto si rivolgeva a lui e così l’infortunato sul lavoro o il mutilato di guerra. Accadde più di una volta che si rivolgessero a lui marito e moglie, perché egli dicesse la parola che poteva rimetterli d’accordo, e salvare l’unita della famiglia.
Di Vittorio pretendeva che si rispondesse con grande attenzione a tutti. Guai se una sola lettera rimaneva inevasa! Egli ripeteva «Chi ci scrive, ha fiducia in noi: non dobbiamo deluderli. Dobbiamo fare il possibile per accontentarli». E noi ci occupavamo con attenzione estrema di ogni richiesta, di ogni pratica, dietro le quali egli ci aveva insegnato a vedere il caso umano, a immaginare la sofferenza e la pena di chi scriveva” (Anita Di Vittorio, La mia vita con Di Vittorio, Vallecchi, Firenze 1965, pp. 142-143).
A Di Vittorio scrivono in effetti (e l’Archivio storico CGIL nazionale gelosamente ne conserva gli originali) invalidi e pensionati di guerra, artigiani, invalidi civili, orfani, vedove, lavoratori senza pensione, pensionati, perseguitati politici, operai, emigrati, maestri (anche di scherma), carabinieri, persino preti! Cittadini di ceto e condizione sociale molto diversi che confidano al segretario, ma anche e forse soprattutto all’uomo Di Vittorio esigenze, inquietudini, progetti.
Di Vittorio, da buon sindacalista, ascolta, comprende, guida, indirizza, consiglia, quando può interviene, ma soprattutto risponde, a tutti.
Questo significa che in giro per l’Italia ci sono tantissime lettere a firma Giuseppe Di Vittorio, indirizzate a persone diverse su tematiche differenti.