COGNOME | Montaletti |
NOME | Anita |
DATA DI NASCITA | 1891 |
LUOGO DI NASCITA | Ravenna |
DATA DI MORTE | 1970 |
LUOGO DI MORTE | Ravenna |
STATO CIVILE | coniugata | TITOLO DI STUDIO | Diploma terza elementare |
PROFESSIONE | bracciante; birocciaia |
APPARTENENZA POLITICA | socialista poi comunista |
ISCRIZIONE A UN PARTITO | Partito socialista italiano; Partito comunista italiano |
ORGANIZZAZIONE SINDACALE | rappresentante della Lega dei braccianti del borgo di San Biagio |
LUOGHI DI ATTIVITÀ | Ravenna |
PROFILO BIOGRAFICO Figlia di un vigile urbano di idee socialiste, Anita conseguì il diploma di terza elementare, ma, viste le difficoltà economiche della famiglia, abbandonò gli studi per andare a lavorare al mercato cittadino fino ai 14 anni, quando fu assunta come bracciante. L’indipendenza economica che le garantiva il nuovo lavoro, le permise, segno di notevole spirito moderno per una giovane donna di inizio XX secolo, di andare a vivere da sola. A questa scelta si unì quella di aderire al circolo dell’“Aurora”, la prima sezione femminile socialista della città che era stata fondata nel 1912 da Maria Goia. Una sezione che sempre si batté per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti e degli operai e che fu determinante anche per la battaglia pacifista. Insieme alle compagne del circolo intraprese una serie di azioni politiche e di protesta. Nel 1917 Anita fu arrestata, molto probabilmente con l’accusa di aver partecipato a manifestazioni contro la guerra. Tuttavia il 1917 fu anche l’anno della lotta sindacale: in qualità di rappresentante della Lega dei braccianti del borgo di San Biagio si batté per ottenere la parità salariale tra uomini e donne. Anche a lei si deve l’ottenimento del contratto provinciale di lavoro del 1917 per le operazioni di mietitura primo nel suo genere nella regione. Rimase in carcere per pochi giorni, ma fu schedata tra i “politici e sovversivi” e condannata alla sorveglianza speciale. Nel primo dopoguerra riprese l’attività politica e sindacale durante gli scioperi del 1919 e partecipò, in qualità di delegata dell’Unione socialista ravennate, al congresso della Federazione provinciale. I controlli della polizia le resero sempre più difficile trovare un impiego e per questo Anita decise di “mettersi in proprio”, lavorando come “birocciaia”. Nel 1920 si sposò con Augusto Casadio, bracciante socialista, da cui ebbe un figlio, Amleto. Lo scioglimento del circolo dell’Aurora e la morte di Maria Goia sembrarono “spegnere” l’impegno di Anita, che nel 1934 fu “radiata dallo schedario dei sovversivi” perché ormai “dedita unicamente alla famiglia”. In realtà le autorità fasciste sottovalutarono le idee della Montaletti e delle compagne e non colsero i segnali di ripresa dell’attività militante. Negli anni Trenta aderì al Partito comunista italiano; in particolare prese parte alle attività del Soccorso Rosso, per l’assistenza ai detenuti e alle loro famiglie. Nel 1942 aderì, insieme alle “vecchie” compagne alla prima cellula femminile del Partito comunista del Ravennate e poi ai Gruppi di difesa della donna, per i quali si occupò dell'assistenza sanitaria ai partigiani. Immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale aderì all'Udi, organizzando i punti di ristoro nelle stazioni per i reduci dalla prigionia in Germania. Continuò a militare nell'Udi fino al termine della sua vita avvenuta nel 1970. |
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Bibliografia
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