COGNOME | Zocca |
NOME | Gabriella |
DATA DI NASCITA | 08/06/1926 |
LUOGO DI NASCITA | Bologna |
DATA DI MORTE | |
LUOGO DI MORTE | |
STATO CIVILE | vedova | TITOLO DI STUDIO | Licenza media |
PROFESSIONE | impiegata |
APPARTENENZA POLITICA | comunista |
ISCRIZIONE A UN PARTITO | Partito comunista italiano |
ORGANIZZAZIONE SINDACALE | Cgil: Trasporti |
LUOGHI DI ATTIVITÀ | Bologna |
PROFILO BIOGRAFICO Gabriella Zocca nacque nel 1926 a Bologna da una famiglia antifascista di origine borghese, che cadde in disgrazia durante il fascismo per via dell’avversione al regime. Il nonno era stato capolega dei canapini nel bolognese ai primi del Novecento e il padre nel 1921 aderì al Partito comunista d’Italia. Per sfuggire alle persecuzioni, quando Gabriella aveva cinque anni il padre fuggì dall’Italia, emigrando dapprima in Francia e in seguito in Algeria. I tentativi messi in atto dalla famiglia di Gabriella di raggiungere il padre furono avversati dai fascisti, che consentirono a lui di rientrare in Italia solo in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Nemmeno Gabriella fu risparmiata dalle persecuzioni, subendo varie discriminazioni mentre frequentava le scuole elementari. Nonostante ciò riuscì a proseguire gli studi. All’inizio degli anni Quaranta, iniziò a lavorare come impiegata presso l’azienda di trasporti Sita. In seguito, per pochi mesi si trasferì alla Ducati sede di Bazzano, dove lavorava in ufficio. Lo sciopero del marzo 1944 fu per lei il momento in cui capì che ci si poteva opporre concretamente al fascismo e prese contatto con il movimento resistenziale. Nello stesso anno si iscrisse al Pci. Con il nome di “La Bolognese”, Gabriella partecipò alla Resistenza come staffetta, occupandosi prevalentemente del trasporto di volantini, e fece parte dei Gruppi di difesa della donna. Per questa sua attività ottenne la qualifica di patriota. Nell’immediato dopoguerra, tornò a lavorare alla Sita ed entrò a far parte della rispettiva commissione interna. Durante il primo congresso del sindacato dei trasporti venne eletta nel direttivo nazionale della categoria: aveva meno di vent’anni. Rimasta incinta nel 1947 fu costretta ad abbandonare il lavoro. Decise quindi di sposarsi, trasferendosi con il marito a Crespellano nel 1950. Lì, per un periodo lavorò in una cooperativa agricola. Rientrata a Bologna, tra il 1951 e il 1952 lavorò nel settore dei trasporti presso l’amministrazione provinciale, passando all’Azienda trasporti pubblici (Apt) nel 1954. Nei primi anni Cinquanta, fu eletta nel direttivo provinciale del sindacato dei trasporti. Durante la mobilitazione contro la cosiddetta “legge truffa” fu schedata e sorvegliata dalla polizia. Fece parte del direttivo provinciale del sindacato dei trasporti per vari anni, collaborando anche con la dirigenza nazionale per specifici progetti. Fu, inoltre, dirigente della cassa di mutuo soccorso dei lavoratori dell’Apt. Fu anche molto attiva per i diritti delle donne. Fece parte dell’Udi a vari livelli, condividendone le battaglie. A partire dagli anni Sessanta, divenne inoltre presidente regionale dell’Aied. Negli anni Settanta, si spese molto sul tema dell’aborto e dell’educazione sessuale, contribuendo alla creazione dei primi consultori autogestiti. Smise di svolgere attività sindacale alla fine degli anni Settanta. |
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Fonti
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