Natalina Vacchi, nota come Lina o "La Bionda", era originaria di Ravenna. Ancora giovane, scelse di crescere la figlia da sola rifiutandone il riconoscimento da parte dell'uomo che l'aveva lasciata.
Operaia presso la Callegari di Ravenna, Vacchi guidò numerose azioni di protesta, tra cui si ricordano gli scioperi dei mesi di marzo-maggio 1944 contro le pessime condizioni di vita e di lavoro a cui erano sottoposti gli operai e più in generale tutti gli italiani. Già iscritta dal 1942 al Partito comunista, iniziò il suo impegno diretto nella Resistenza l'8 settembre 1943 quando, presente ad un comizio improvvisato di Arrigo Bordini "Bulow", riuscì prontamente a salvarlo dalla polizia, accompagnandolo con la sua bicicletta in un luogo sicuro. Divenne capo servizio sanitario del Distaccamento “Terzo Lori” della 28ª Brigata Garibaldi “Mario Gordini”.
Il 18 agosto 1944 fu catturata su delazione del capo del personale della Callegari con l'accusa di aver preso parte alla morte del fascista Leonida Tedeschi avvenuta per mano del gappista Umberto Ricci. Dopo lunghi interrogatori fu condannata a morte insieme ai prigionieri: Umberto Ricci, Domenico Di Janni, Augusto Graziani, Mario Montanari, Michele Pascoli, Raniero Ranieri, Aristodemo Sangiorgi, Valsano Sirilli, Edmondo Toschi, Giordano Vallicelli, Pietro Zotti. Il 24 agosto 1944 fu impiccata al Ponte degli Allocchi, presso una delle porte della città, dopo aver assistito alla fucilazione di tutti i compagni.
Riconosciuta partigiana le è stata conferita la medaglia di bronzo al valor militare.