La Fondazione Argentina Bonetti Altobelli partecipa al 50° anniversario della Strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960, in cui persero la vita cinque operai reggiani. La commemorazione è organizzata dalle Camere del Lavoro di Genova, Reggio Emilia, Palermo, Catania e Roma, in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio, l’Anpi e le amministrazioni locali.
“Sia ben chiaro che questo sangue amaro versato a Reggio Emilia è sangue di noi tutti”
I fatti scatenanti di quel tragico evento furono la formazione del governo Tambroni, monocolore democristiano con il determinante appoggio esterno del MSI, e la scelta di Genova (città “partigiana”, già medaglia d’oro della Resistenza) come sede del congresso del partito missino. Le reazioni d’indignazione furono molteplici e culminarono nello sciopero della CGIL, durante il quale si registrarono violenti scontri a Roma e Licata.
Anche a Reggio Emilia la CdL proclamò lo sciopero. La prefettura proibì gli assembramenti nei luoghi pubblici, e le stesse auto del sindacato invitarono i manifestanti a non occupare Piazza della Libertà. L’unico spazio consentito, la Sala Verdi, era però troppo piccola per contenere i 20.000 intervenuti. Un gruppo di giovani decise quindi di raccogliersi davanti al Monumento Ai Caduti, cantando canzoni di protesta.
Alle 16.45 del pomeriggio i poliziotti al comando del vice-questore Giulio Cafari Panico e i carabinieri del tenente Giudici caricarono la manifestazione pacifica. Incalzati dalle camionette, dai getti d’acqua e dai lacrimogeni, essi risposero alle cariche con lancio di oggetti. Le forze dell’ordine fecero allora fuoco, ferendo 30 persone e uccidendo Lauro Farioli, operaio di 22 anni; Ovidio Franchi, operaio di 19 anni; Marino Serri, pastore di 41 anni; Afro Tondelli, operaio di 36 anni; Emilio Reverberi, operaio di 39 anni. Altri morti si registrarono quello stesso giorno a Catania e Palermo; alla fine di quella drammatica settimana si contarono 11 morti e centinaia di feriti.
Tambroni, incalzato dal proprio partito e da un’opinione pubblica fortemente critica, rimise il proprio mandato nelle mani di Gronchi il 19 luglio. Fu questa una svolta decisiva per la storia della Repubblica Italiana. Con la definitiva messa al bando della destra neofascista dagli equilibri parlamentari si consolidava la Repubblica uscita dalla lotte resistenziali e prendeva corpo il Centro-Sinistra; e i ragazzi con le magliette a strisce, con la loro straordinaria partecipazione alle mobilitazioni anti-fasciste, fecero emergere i giovani come soggetto pubblico.
Reggio Emilia si trovò così al centro delle vicende politiche nazionali e la sua piazza centrale, oggi intitolata proprio a quei martiri, divetò luogo emblematico di un passaggio di fase della democrazia italiana.