Venturi Venere (?-?)

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COGNOME Venturi
NOME Venere
DATA DI NASCITA
LUOGO DI NASCITA
DATA DI MORTE
LUOGO DI MORTE
STATO CIVILE coniugata
TITOLO DI STUDIO
PROFESSIONE
APPARTENENZA POLITICA socialista; comunista
ISCRIZIONE A UN PARTITO Partito socialista; Partito comunista
ORGANIZZAZIONE SINDACALE
LUOGHI DI ATTIVITÀ Ravenna
 
PROFILO BIOGRAFICO

Venere Venturi, la Frazchéna dé leò, una delle grandi animatrici delle lotte femminili dello Jutificio Montecatini di Ravenna che si svolsero negli anni del fascismo e nel periodo resistenziale, fu tra le fondatrici del nucleo femminile del circolo dell'Aurora, un gruppo che prese vita all'interno di uno dei più vecchi e gloriosi circoli socialisti di Ravenna e che fu inaugurato alla presenza di Argentina Altobelli. Nata sulla scia del congresso del Partito socialista di Modena del 1911, la sezione femminile autonoma divenne ben presto un centro animatore dell'organizzazione sindacale e politica delle lavoratrici (in larga parte braccianti e operaie), unendo alle finalità politiche le rivendicazioni femminili e mettendo in atto una continua azione di sensibilizzazione sindacale. La Frazchéna fu alla guida di varie battaglie per la parità di salario, impegnandosi, in qualità di dirigente della sezione, nella creazione di numerosi altri circoli femminili in città e nelle campagne circostanti. Nel 1913 il suo impegno e quello delle altre iscritte permise la convocazione di un convegno femminile ad Alfonsine. Quando nel 1916 il circolo socialista dell'Aurora fu sciolto dal prefetto poiché antimilitarista, rimase in vita solo la sezione femminile, anche contro la politica dello stesso Partito socialista che lasciava alle donne uno spazio ridotto. Nel 1918 il marito di Venere, Stefano Silvani, morì in guerra. Dopo il conflitto riprese l'attività organizzativa degli scioperi e nel 1919 Venturi fu con le compagne in prima fila nelle rivolte contro il caro-viveri. Con l'avvento del fascismo, la chiusura forzata di ogni spazio di azione e la cancellazione progressiva di tutte le conquiste femminili fino ad allora raggiunte, spinsero le donne a tornare in piazza. Il 14 aprile 1927 Venturi guidò la prima delle mobilitazioni messe in atto dalle operaie dello Jutificio contro la riduzione dei salari e pagò il suo intervento con un lungo periodo di disoccupazione. Tornata al lavoro, nel 1935 fu a capo della protesta contro il raddoppio del numero dei telai che imponeva maggior lavoro per egual salario. Gli anni Trenta segnarono anche il passaggio di Venere dal Partito socialista al Partito comunista nonostante questo si concentrasse sulla lotta di classe nei luoghi di lavoro senza una specifica attenzione per le aspirazioni emancipazioniste femminili. Allo scoppio della seconda guerra mondiale Venere riprese la sua attività di organizzatrice di scioperi e nel 1941 fu a capo delle proteste contro il razionamento del pane, proteste che la portarono ad essere imprigionata per 20 giorni e nuovamente licenziata. Riassunta dopo il 25 luglio 1943, riprese il suo ruolo di guida nelle lotte contro fascisti e nazisti e nel 1942 la sua casa fu la sede della prima cellula femminile del Partito comunista di Ravenna. Nel 1944 aderì con alcune compagne ai Gruppi di difesa della donna sulla scia di un lavoro di partecipazione e assistenza iniziato sin dal 1924, quando Venturi era entrata a far parte della sezione ravennate del Soccorso Rosso. Alla fine del conflitto fu scontato il suo ingresso nell'Unione donne italiane e nel Pci. In seguito ad alcuni contrasti con l'opera della Commissione sindacale femminile della Camera del Lavoro di Ravenna sulle politiche in merito ai licenziamenti femminili, alcune compagne del partito accusarono Venturi di sabotare l'azione del partito e del sindacato e richiesero provvedimenti contro di lei. Allontanata dai ruoli decisionali attivi, Venturi finì nel 1955 a rappresentare le compagne anziane nella presidenza della Conferenza delle donne comuniste; un ruolo indubbiamente marginale se si pensa al suo duraturo impegno politico e sindacale, dovuto indubbiamente all'adesione alle idee dell'emancipazionismo femminile risalente agli anni dell'Aurora che a quel tempo male si sposavano con le politiche del Partito comunista.

 
 
FONTI E BIBLIOGRAFIA

- Casadio Gian Franco, Fenati Jone (a cura di), Le donne ravennati nell'antifascismo e nella Resistenza. Dalle prime lotte sociali alla Costituzione della Repubblica, Istituto storico della Resistenza Ravenna, Edizioni del Girasole, Ravenna, 1977

- Bassi Angelini Claudia, Cinque storie dimenticate. Antifascismo femminile nel ravennate, Longo editore, Ravenna, 1997, pp. 23, 28-31, 36, 45-46, 48, 50-52, 54-55

- Bassi Angelini Claudia, L'associazionismo femminile a Ravenna nella prima metà del Novecento, in Isabella Milanese (a cura di), Le Camere del lavoro italiane. Esperienze storiche a confronto, Longo editore, Ravenna, 2002, pp. 117-155

 
IMMAGINI
 
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CREDITS
scheda compilata da: Simona Salustri