Il progetto intende ricostruire attraverso esaustivi percorsi biografici la presenza delle donne all’interno delle organizzazioni sindacali nel lungo periodo compreso tra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e gli anni Ottanta del Novecento.
The project intends to provide – through the creation of biographical profiles – a picture of the work undertaken by women within the trade unions covering the long-term period between the last two decades of the nineteenth century through to the 1980s.
1. Le ragioni di una ricerca
Il progetto Profili biografici di sindacaliste emiliano-romagnole, nato all’interno della Fondazione Argentina Bonetti Altobelli e condotto in stretta collaborazione con il Dipartimento di Storia Culture Civiltà a cui si è aggiunto il collegamento con la rete Archivi storici Emilia-Romagna e il sostegno della Cgil e Spi Emilia-Romagna, intende ricostruire con rigoroso metodo scientifico il ruolo avuto dalle donne all’interno delle organizzazioni sindacali nel lungo periodo compreso tra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e gli anni Ottanta del Novecento. Quasi un secolo di storia, dunque; cento anni ricchi di trasformazioni e di avvenimenti complessi, di persistenze e di crescita di valori che vanno dal mutualismo all’emancipazionismo, dallo scontro al confronto politico, e che hanno visto impegnarsi sul terreno rivendicato di diritti fondamentali (lavoro, istruzione, voto) gruppi sempre più numerosi e organizzati di uomini e di donne.
Questo quadro complesso e articolato di vicende è raccontato attraverso la ricostruzione di percorsi biografici di donne che, in misura crescente, hanno contribuito a tessere quel fil rouge che ha caratterizzato una storia fatta di presenze e/o assenze, di luci e di ombre, di fasi di stasi e di momenti di accelerazione e di rilevanti emergenze. Le parti introduttive che le singole ricercatrici propongono come linee guida della ricerca danno conto di tutto questo e chiariscono le motivazioni delle scelte operate, scelte ampiamente discusse e condivise da tutto il gruppo di lavoro.
Innanzi tutto va detto che il campo di indagine individuato ha privilegiato quasi esclusivamente il mondo della democrazia progressista ottocentesca con forti radici risorgimentali e quello del movimento operaio nelle sue componenti socialista e comunista, con una innovativa apertura al sindacalismo fascista, meno indagato dalla storiografia, ma significativo per capire un ventennio che apparentemente piegò alla sua ideologia anche il mondo dell’associazionismo, ma che di fatto non poté disconoscerlo – la forza delle idee non conosce passi all’indietro – e quindi dovette confrontarsi con esso. Sindacati, cooperative, società di mutuo soccorso non scomparvero al più si cercò di renderle funzionali alla politica del regime. Ancora a dimostrare una continuità tra fine Ottocento e prima metà del Novecento è il mondo dell’antifascismo, radice di esperienze vivacemente vissute nel secondo dopoguerra e testimonianza del permanere di una tradizione consolidata, fatta di ideali e di realizzazioni, una tradizione che ha costituito la forza dell’agire di uomini e di donne anche in tempi difficili.
Una lacuna evidente di questo lavoro – va detto con chiarezza e consapevolezza del limite – è data dall’assenza di riferimenti al versante del sindacalismo cattolico e di quello laico espressione di valori al di fuori di quelli sopra indicati. Un’assenza rilevante per i valori espressi da quelle componenti politiche e per la qualità alta delle loro progettualità e dei loro protagonisti, lacuna che auspichiamo di poter colmare a fronte di nuove risorse sia economiche che culturali.
2. I soggetti della ricerca
Le protagoniste di questo lavoro sono quelle donne che in misura e in forma diversa hanno fatto parte della preistoria e della storia del sindacalismo italiano: donne che hanno saputo cogliere gli spazi che venivano loro concessi o che sono state capaci di costruirseli quando le condizioni sociali e politiche ritagliavano per loro esclusivamente spazi all’interno della famiglia o del mondo del lavoro sempre però fortemente condizionate da pregiudizi che, ad esempio, per lungo tempo le volevano maestre ma non avvocati, dottoresse ma non docenti universitarie, operaie meno qualificate e meno retribuite, anche quando il livello e la qualità professionale era la stessa, del lavoratore uomo. Escluse per lungo tempo dalla politica attiva, mal sopportate quando tentavano di avvicinarvisi, cittadine di secondo livello in quanto escluse dal voto, le donne hanno cercato, spesso anche attraverso percorsi individuali, di uscire da questa marginalità, ad esempio entrando nelle società di mutuo soccorso, nelle leghe, nei primi sindacati. Ma anche di dar vita ad organizzazioni di donne o rivolte alle donne per contrastare questa subalternità e farsi protagoniste della loro storia.
La memoria di questa presenza femminile all’interno delle organizzazioni associative passa nell’immaginario collettivo attraverso figure di spicco come Argentina Bonetti Altobelli che si guarda quasi come a un unicum, dimenticando che ben più numerose erano coloro che agivano nel mondo politico e sociale, figure meno appariscenti, ma non per questo meno importanti. Argentina e le altre. Ecco queste sono i soggetti di questa ricerca. Le altre: fondatrici di società mutue e di cooperative, appartenenti a leghe e a società di resistenza, membri a diversi livelli delle camere del lavoro fin dal loro sorgere, organizzatrici di sindacati di categoria (vedi ad esempio le maestre), e poi, specie nel secondo dopoguerra, funzionarie e dirigenti di categorie (oggi anche segretarie generali dei maggiori sindacati nazionali), attiviste sindacali a vari gradi, sempre più numerose e impegnate.
Se per il secondo Ottocento e il primo Novecento la difficoltà maggiore è stata quella di ricostruire in maniera organica i confini della realtà associativa e organizzativa femminile per la carenza di documentazione o il silenzio costruito attorno al ruolo politico delle donne, il crescente numero di presenze femminili nelle organizzazioni sindacali nel secondo dopoguerra ci ha indotto, invece, a operare una scelta limitando la ricostruzione dei percorsi biografici esclusivamente alle “funzionarie sindacali”, cioè coloro che hanno operato presso una sede di un’organizzazione sindacale ricevendo un compenso.
Un’ultima precisazione relativa al contesto territoriale di riferimento. Il progetto ha come obiettivo di cominciare a colmare un vuoto e dare un volto a tante presenze partendo da quante hanno operato nel contesto emiliano romagnolo, un territorio storicamente ricco di esperienze associative alla cui costituzione e crescita le donne hanno contribuito con entusiasmo e creatività. Non ci si è però limitate alle emiliano-romagnole per nascita, ma a tutte quelle che in questa regione per breve o lungo tempo hanno partecipato alla vita delle organizzazioni sindacali.
3. I confini cronologici della ricerca
L’idea di fondo su cui si è lavorato è stata quella di mettere in evidenza la continuità dell’agire delle donne dal solidarismo paternalistico e poi emancipativo ottocentesco al sindacalismo economico e politico a noi più vicino. Un secolo di storia – 1880-1980 – di grandi trasformazioni e di crescenti iniziative volte alla costruzione di un sistema di welfare nazionale, totalmente assente nell’Italia immediatamente post-unitaria e di fatto affermatosi solamente nell’Italia repubblicana. Poiché non è possibile indicare un momento, un fatto, una data specifica sia per l’avvio che per l’approdo della questione affrontata, si è deciso di definire il contesto cronologico utilizzando periodi temporali larghi – gli anni Ottanta dell’Ottocento e gli anni Novanta del Novecento – capaci di rappresentare esperienze storicamente consolidate, espressione di una tradizione di presenza solidale delle donne nel sociale e della loro volontà di giocare un ruolo politico a fatica conquistato.
Gli studiosi che si sono occupati della storia del movimento operaio e del sindacato, pur con qualche giusto distinguo, hanno in gran parte indicato le società di mutuo soccorso come prime forme aggregative di natura “sindacale”. Ora è vero che il mutualismo aveva principalmente obiettivi assistenziali e non rivendicativi, ma è altresì vero che spesso fu all’interno delle società mutue che presero vita le prime camere del lavoro, e ancora che questi sodalizi nel loro trasformarsi in “società di resistenza” cambiarono radicalmente i loro obiettivi di lotta, pur non dimenticando i valori del solidarismo delle origini. Questa idea di continuità di una storia e di travaso di idealità da un passato relativamente lontano a un presente a noi più vicino l’abbiamo letta, in questo lavoro, in chiave di genere, ricercando presenze e individuando modelli specifici del e dal mondo delle donne.
Un secolo di storia è fatto di continuità ma anche di rotture, e ciò per l’Italia significa passare dalla stagione liberale del cinquantennio post-unitario travolto dalla grande guerra, al ventennio fascista all’Italia repubblicana del secondo dopoguerra. Ora in questi passaggi, se la permanenza delle idee di fondo è indiscussa, le ideologie dominanti sono comunque state significative. È questa una delle ragioni che ci ha spinte ad entrare nel ventennio fascista con uno sguardo duplice: da un lato capire come il regime non abbia cancellato i sindacati ma li abbia controllati, facendone anche strumenti della propaganda; dall’altro cogliere nel mondo dell’antifascismo quella persistenza di ideali che hanno portato alla rinascita del sindacalismo libero nel secondo dopoguerra. Ed è proprio a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale che si apre una stagione nuova, una stagione di forti realtà sindacali e organizzative nella società italiana, dove la presenza femminile è sempre maggiore e capace di sperimentare percorsi politici innovativi.
Queste, nel complesso, le ragioni alla base delle scelte dei percorsi biografici realizzati e in precedenza descritti.
4. Il database
Lo strumento individuato per rendere fruibile ad un largo pubblico i risultati della ricerca è un database strutturato in modo da fornire, oltre dati anagrafici e di appartenenza politico-sindacale, un’agile biografia del soggetto analizzato, da cui trarre la ricostruzione di un percorso di vita, ricostruzione scientificamente corretta in quanto sostenuta da una approfondita ricerca documentaria condotta in archivi nazionali e locali e accompagnata da una breve bibliografia di riferimento. A corredo di ogni singola voce è inoltre prevista, laddove è possibile rintracciarla, la riproduzione di immagini (fotografie, testate di giornali, ad esempio) rappresentative del percorso di vita e di azione della protagonista e della sua storia all’interno del movimento associativo e sindacale emiliano-romagnolo ma anche nazionale.
Va detto che non tutte le schede hanno la toltale completezza dei dati previsti, questo perché spesso ci si è trovate di fronte a lacune dovute in gran parte agli, per lungo tempo, scarsi riconoscimenti del ruolo femminile all’interno del movimento associativo, all’assenza di una costruzione della memoria della storia delle donne in questo campo, alla dispersione del materiale documentario o alla sua mancata conservazione. A volte, ad esempio, abbiamo rintracciato solamente un nome e un dato relativo all’appartenenza certa ad un sodalizio anche con funzioni dirigenziali. In questo caso si è scelto di aprire ugualmente la scheda con l’auspicio e la speranza che eventualmente e proficuamente possano venire dai lettori suggerimenti utili al completamento o alla semplice impletamentazione della stessa.
Il database, parte del sito della Fondazione Argentina Bonetti Altobelli che fungerà da portale, potrà anche essere collegato alle reti al femminile (es. Lilith) attualmente esistenti a livello nazionale
5. Il gruppo di lavoro
Il progetto, dalla sua fase di elaborazione alla concreta realizzazione, è stato coordinato da Anna Salfi, presidente della Fondazione Argentina Bonetti Altobelli, e da Fiorenza Tarozzi, docente di storia contemporanea all’Università di Bologna e studiosa di storia del movimento operaio e sindacale italiano e di storia delle donne in età contemporanea.
Le ricercatrici – Eloisa Betti, Elena Musiani, Simona Salustri – che hanno lavorato, secondo le loro competenze, sui singoli periodi storici e che hanno concretamente ricostruito i profili biografici delle protagoniste di questa storia, così come Roberta Mira, a cui si deve la realizzazione del database, sono tutte assegniste di ricerca dell’Ateneo bolognese.
Fiorenza Tarozzi ha ricostruito la biografia di:
Bonetti Altobelli Argentina (1866-1942)
Il presente lavoro di ricerca si è concluso in data 31/12/2017.
Ad oggi queste sono le informazioni che ci è stato possibile rinvenire in archivi e biblioteche. Siamo consapevoli che, come tutti i lavori di ricerca storica, altri dati, documenti, immagini potrebbero essere recuperati al fine di implementare questo nostro lavoro. Qualora ci fosse possibile reperire ulteriori dati sarà nostra premura procedere ad aggiornare le relative biografie.
Il gruppo di lavoro