COGNOME | Bitelli |
NOME | Albertina |
DATA DI NASCITA | 13/04/1922 |
LUOGO DI NASCITA | Zola Predosa (BO) |
DATA DI MORTE | |
LUOGO DI MORTE | |
STATO CIVILE | vedova | TITOLO DI STUDIO | Licenza elementare |
PROFESSIONE | operaia; venditrice ambulante |
APPARTENENZA POLITICA | comunista |
ISCRIZIONE A UN PARTITO | Partito comunista italiano |
ORGANIZZAZIONE SINDACALE | Cgil: Federazione impiegati operai metallurgici |
LUOGHI DI ATTIVITÀ | Bologna |
PROFILO BIOGRAFICO Albertina Bitelli é nata a Bologna nel 1922 da una famiglia operaia. Dopo le scuole elementari, fu impiegata nelle faccende domestiche e nell'accudimento dei fratelli più piccoli. Nel 1937, a quattordici anni, iniziò a lavorare come operaia alla fabbrica Ducati di Borgo Panigale, dove frequentò un corso di addestramento per ottici. Dopo l'8 settembre 1943, quando la fabbrica Ducati fu posta sotto il diretto controllo delle truppe di occupazione nazi-fasciste, Albertina partecipò al sabotaggio delle produzioni belliche che lì venivano realizzate e prese parte allo sciopero dell'1 marzo 1944, che vide soprattutto la partecipazione di donne, all'epoca circa l'80% della manodopera. Alla fine del conflitto Albertina rientrò alla Ducati, la cui produzione era stata interrotta nell'autunno del 1944 in seguito al bombardamento che aveva colpito la fabbrica. Nei primissimi anni del dopoguerra, proprio all'interno della fabbrica Albertina maturò quell'impegno politico che la spinse ad iscriversi al Partito comunista, alla Federazione operai impiegati metallurgici (Fiom) e all'Unione Donne Italiane (Udi), che contava un proprio circolo all'interno della fabbrica. Nel 1949, fece parte della delegazione italiana che prese parte al Congresso mondiale dei partigiani della pace a Parigi, un'esperienza che la colpì particolarmente. Nel 1951 venne licenziata dalla Ducati per aver preso parte all'organizzazione e alla realizzazione di uno sciopero. Già coinvolta nella Commissione interna della fabbrica, come segretaria verbalizzatrice, passò al sindacato, divenendo funzionaria della Fiom bolognese. Nel clima di repressione nei confronti del movimento operaio e contadino dei primi anni Cinquanta, all'inizio del 1952 venne arrestata con l'accusa di aver usato violenza nei confronti di alcuni crumiri. Trascorse due mesi nel carcere di San Giovanni in Monte di Bologna, periodo nel quale ricevette numerosissime attestazioni di solidarietà. Uscita dal carcere, rientrò alla Fiom dove rimase fino alla metà degli anni Cinquanta. Durante la sua esperienza nel sindacato dei metalmeccanici, si occupò prevalentemente delle condizioni di lavoro femminili, impegnandosi per l'attribuzione di eque qualifiche alle donne impiegate in lavorazioni tradizionalmente maschili. Con la legge del 1974, "Norme in favore dei lavoratori dipendenti il cui rapporto di lavoro sia stato risolto per motivi politici e sindacali”, il suo licenziamento venne dichiarato illegittimo. Albertina, come molti altri lavoratori e lavoratrici, ottenne lo status di licenziata per rappresaglia politico-sindacale che le consentì di ricostruire la sua posizione assicurativa ai fini pensionistici. Continua a vivere a Borgo Panigale, a Bologna. |
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Fonti archivistiche
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IMMAGINI |
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CREDITS |