Egle Gualdi, modenese, si trasferì con la famiglia a Reggio Emilia ancora bambina. Le difficili condizioni di vita della famiglia, in particolare della nonna e della madre, e gli insegnamenti del maestro di idee socialiste contribuirono alla sua formazione personale e alla sua attenzione verso la condizione femminile e i diritti delle donne.
Allo scoppio della prima guerra mondiale la famiglia cadde in miseria ed Egle entrò come operaia ai Setifici italiani riuniti di Reggio Emilia, dove l'incontro con Elide Sacchetti la introdusse nel mondo delle lotte per il lavoro e i diritti dei lavoratori.
Quando la madre Cleonice Gozzi morì, nel 1918, Egle Gualdi si licenziò per assistere i fratelli più piccoli e lavorò come sarta e, di notte, come scaricatrice di frutta e verdura alla stazione ferroviaria. Mantenne però i contatti con l'ambiente operaio entrando a far parte dei giovani socialisti di orientamento comunista e contribuendo all'organizzazione degli scioperi e del soccorso rosso come attivista politica e componente della Lega tessile della Camera del lavoro di Reggio Emilia.
Tra il 1923 e il 1924 si iscrisse al Partito comunista e nell'estate del 1924 fondò, insieme a Maria Taglini, Palmira Gorbella e altri, la prima cellula comunista di fabbrica ai Setifici italiani. La cellula fu intitolata a Rosa Luxemburg ed ebbe 60 iscritte. Tra il 1924 e il 1926 Egle fu responsabile del lavoro femminile nella provincia di Reggio Emilia e dello smistamento della stampa clandestina, oltre che componente del comitato giovanile comunista.
Con l'avvento del fascismo furono arrestati il padre e il fratello di Egle, entrambi socialisti; il padre fu condannato a due anni di carcere preventivo; il fratello fu in seguito schedato come comunista. La stessa Egle fu picchiata, insieme ad altre operaie, dai fascisti, a causa della sua attività di oppositrice con la quale si era messa in evidenza, tra l'altro pronunciando un discorso sulla tomba di due giovani socialisti uccisi dalle squadre fasciste. Fu arrestata più volte tra il 1924 e il 1926 per attività sovversiva, schedata al casellario politico centrale e nel 1926 fu condannata al confino. I fascisti scrissero di lei in una nota: "tenacissima nelle sue idee comuniste, organizza manifestazioni sovversive, svolge un'abile propaganda nell'ambiente operaio. Anche in carcere provoca fermenti intonando Bandiera rossa".
Rimase al confino fino a dicembre del 1929 passando da Favignana a Ustica e, infine, a Ponza. Rientrò a Reggio Emilia dove fu sottoposta a stretta sorveglianza. Nel 1930 il Partito comunista la scelse come delegata al congresso clandestino di Colonia per consentirle l'espatrio a Parigi, dove si trovava anche il fratello Bruno.
Nel 1931 fu inviata, con altri cento italiani, all'Università internazionale comunista a Mosca, dove sarebbe tornata nuovamente nel 1935-36.
Nel periodo di permanenza in Francia organizzò, partecipandovi, più missioni clandestine in Italia, si impegnò nel dibattito sulle modalità di infiltrazione nei sindacati fascisti e fu attiva nell'organizzazione di un fronte antifascista unitario. Il fascismo la iscrisse alla rubrica di frontiera e la inserì negli elenchi dei comunisti e degli antifascisti italiani in Francia.
Sul finire degli anni Trenta conobbe a Parigi Agostino Novella, noto esponente del Partito comunista d'Italia, divenendone la compagna di lotta e di vita sino alla fine degli anni Quaranta.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e l'occupazione di Parigi da parte dei nazisti, i fuoriusciti italiani furono costretti a fuggire. L'attività clandestina divenne più difficile, ma Egle continuò il suo impegno nell'organizzazione antifascista facendo la spola tra Parigi e Marsiglia.
Rientrò in Italia definitivamente dopo il 25 luglio 1943 e la caduta del fascismo. Dopo l'8 settembre dello stesso anno fu attiva nell'organizzazione delle prime formazioni partigiane in Lombardia, prima, e a Roma, poi. Nella capitale il Pci la nominò responsabile della seconda zona operativa della Resistenza. Egle, oltre all'attività politica e di propaganda, organizzò con le altre dirigenti del Partito comunista clandestino (Adele Bei, Laura Lombardo Radice, Marcella Lapiccirella) gli assalti ai forni dell'aprile-maggio 1944.
Dopo la liberazione di Roma, il 4 giugno 1944, Egle fu tra le fondatrici dell’Unione donne italiane e fu incaricata di seguire il lavoro sindacale anche in qualità di delegata al primo congresso della Cgil che si tenne a Napoli all’inizio del 1945. Al congresso, anche grazie a lei, fu approvato un ordine del giorno a favore del diritto di voto alle donne.
Fu tra coloro che riorganizzarono il Partito comunista italiano postbellico e le sue strutture collaterali, divenendo una dirigente del partito a livello nazionale.
Lasciò il sindacato nel 1946 per impegnarsi pienamente nel Pci e assumere poi la carica di assessore all'assistenza nel Comune di Genova, dove si era trasferita con il compagno Agostino Novella, segretario regionale del Partito comunista.
Morì a Roma il 7 giugno 1976. È stata riconosciuta partigiana con il grado di capitano per il periodo 9 settembre 1943-4 giugno 1944.