Ficarelli Beatrice (Nina) (1931-)

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COGNOME Ficarelli
NOME Beatrice (Mina)
DATA DI NASCITA 21/01/1931
LUOGO DI NASCITA Soliera (MO)
DATA DI MORTE
LUOGO DI MORTE
STATO CIVILE coniugata
TITOLO DI STUDIO Licenza elementare
PROFESSIONE operaia; bidella
APPARTENENZA POLITICA comunista
ISCRIZIONE A UN PARTITO Partito comunista italiano
ORGANIZZAZIONE SINDACALE Cgil: Camera del Lavoro di Modena; Camera del Lavoro di Carpi (MO); Sindacato lavoratori del commercio
LUOGHI DI ATTIVITÀ Vignola (MO), Carpi (MO), Modena
 
PROFILO BIOGRAFICO

Beatrice Ficarelli detta “Nina” nacque a Soliera nel 1931 da una famiglia di mezzadri. A seguito dell'incidente del padre, che lo rese invalido e ne causò la morte precoce, la famiglia di Beatrice si trasferì a Modena quando lei aveva solo cinque anni. Date le difficili condizioni economiche, la madre si impiegò come donna di servizio e i fratelli più grandi trovarono lavoro in alcune officine della zona.

Terminate le scuole elementari, nel 1943 Beatrice si trasferì da una parente della madre in provincia di Arezzo, dove avrebbe dovuto trascorrere le vacanze estive coadiuvando il lavoro nei campi. A seguito dell’8 settembre 1943, Beatrice fu costretta a rimanere presso i parenti aretini fino alla liberazione, rientrando a Modena con un trasporto di fortuna solo nel settembre 1945.

Non ancora quindicenne, trovò lavoro come operaia in un pastificio modenese. E’ nel contesto della fabbrica che maturò il suo impegno politico-sindacale; già nel 1946 si iscrisse alla Cgil e nel 1948 al Partito comunista italiano. Nel 1950, venne eletta nella commissione interna della fabbrica e negli stessi anni entrò a far parte dei giovani della Camera del Lavoro di Modena, impegnandosi per la realizzazioni di iniziative a loro dedicate. In seguito all'eccidio delle Fonderie Riunite, con altri lavoratori prese parte all'occupazione del pastificio, dopo che il proprietario ne aveva stabilito la "serrata".

Nel 1953, venne arrestata e trascorse cinque giorni in carcere, per aver fatto propaganda contro la “legge truffa” in una fabbrica di caramelle vicina alla sua. Poco dopo venne licenziata per rappresaglia politico-sindacale assieme alle altre due donne della commissione interna della fabbrica. Il momento del licenziamento segnò per Beatrice il passaggio all'attività sindacale a tempo pieno. Dopo un breve periodo di lavori occasionali, entrò alla Camera del Lavoro di Modena come funzionaria. Le fu affidato il settore ortofrutticolo del vignolese, all’epoca particolarmente femminilizzato e ad alto tasso di lavoro stagionale. Nel 1954, dopo numerose lotte, Beatrice siglò il primo contratto di lavoro della categoria.

Poco dopo venne inviata a Carpi (MO) per occuparsi delle lavoranti a domicilio, particolarmente numerose in quella zona. Durante le battaglie per ottenere un contratto dell’abbigliamento che riconoscesse le tariffe di cottimo pieno e l’approvazione della legge sul lavoro a domicilio (poi approvata nel 1958), venne nuovamente arrestata di fronte ai cancelli di una fabbrica mentre distribuiva volantini. Rimase in carcere una settimana, ricevendo solidarietà e sostegno da parte della Camera del Lavoro, della Fgci, e dalla cittadinanza carpigiana.

Nel 1956, a seguito del suo matrimonio con un funzionario della Federazione locale del Partito comunista, si trasferì nuovamente a Modena e divenne la prima donna Segretario generale di una delle Camere del Lavoro territoriali appena create. Nel 1957, rimase incinta e, in seguito al parto, chiese di essere trasferita ad altro incarico, per poter aver più tempo da dedicare alla famiglia.

Passò quindi al Sindacato dei lavoratori del commercio, dove rimase fino al 1963. Fu poi costretta ad abbandonare definitivamente l'attività sindacale, per l'impossibilità di conciliare un lavoro di sindacalista che all'epoca richiedeva, secondo le sue memorie, una disponibilità totale di tempo e il suo ruolo di madre.

Successivamente lavorò come bidella presso la Provincia di Modena e proseguì il suo impegno politico come attivista del Pci e responsabile del circolo Udi del quartiere dove abitava.

 
FONTI E BIBLIOGRAFIA

Fonti archivistiche

  • Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Modena, Archivio Camera del lavoro di Modena.

Bibliografia

  • Flavia Pesce, Ficarelli Beatrice, in È brava, ma… Donne nella Cgil 1944-1962, a cura di Simona Lunadei,  Lucia Motti, Maria Luisa Righi, Ediesse, Roma, 1999.
  • Beatrice Ficarelli in Una generazione militante. La storia e la memoria dei sindacalisti modenesi, di Lorenzo Bertucelli, Roma, Ediesse, 2004.

Fonti orali

  • Testimonianza di Ficarelli Beatrice in La storia siamo anche noi. Documentario a cura di Giulio Colli, Roberto Ferrari, Hirin Film – Spi Cgil nazionale –Coordinamento donne Spi Cgil Emilia-Romagna, 2003.
 
IMMAGINI
 
LINK
CREDITS
scheda compilata da: Eloisa Betti