Goia Maria (1878-1924)

maria-goia
COGNOME Goia
NOME Maria
DATA DI NASCITA 28/11/1878
LUOGO DI NASCITA Cervia (RA)
DATA DI MORTE 15/10/1924
LUOGO DI MORTE Cervia (RA)
STATO CIVILE coniugata
TITOLO DI STUDIO iscrizione Scuola Normale
PROFESSIONE
APPARTENENZA POLITICA socialista
ISCRIZIONE A UN PARTITO Partito socialista italiano
ORGANIZZAZIONE SINDACALE nessuna - esponente Camera del Lavoro
LUOGHI DI ATTIVITÀ Mantovano, Ferrarese, Ravennate
 
PROFILO BIOGRAFICO

Maria Goia nacque a Cervia il 28 novembre 1878 da una famiglia di umili origini: la madre faceva la lavandaia e il padre il salinaro. Iscrittasi alla Scuola Normale per conseguire il diploma di maestra, nel 1898 dovette interrompere la frequenza a causa delle precarie condizioni economiche della famiglia e la mancanza di sussidi. Giovanissima, nel 1901, si iscrisse al Partito socialista italiano e cominciò subito un’intensa attività di conferenze militanti tanto che, già due anni dopo, nel 1903, fu segnalata dalle autorità di polizia come soggetto “da vigilare”.

Nel 1906, in seguito al matrimonio con il farmacista Luigi Riccardi, che con lei condivideva la militanza nel partito, si trasferì a Suzzara, dove rimase fino al 1919. Rimasta vedova dopo soli sei mesi di matrimonio (il marito morì il 18 marzo 1907), Maria si dedicò interamente alla propaganda politica. Un’attività che svolse in gran parte dell’area padana: dal mantovano al ferrarese, al ravennate, fino alla provincia di Venezia. Centrale nel suo pensiero politico fu la critica alla condizione economica e sociale della donna che Maria denuncia come una vera e propria forma di sudditanza, di “schiavitù”. Strumento principale per emanciparsi era da lei considerata la tutela dei diritti civili e dei diritti politici e, soprattutto, la richiesta della parità salariale tra uomini e donne. Nel 1906 entrò nella commissione nazionale femminile del Partito socialista italiano; in occasione dei numerosi comizi cui partecipava, grazie anche alle sue eccezionali abilità di oratrice, non mancò mai di rivendicare il diritto di voto per le donne. Per Maria era necessario superare l’ideale, tipicamente ottocentesco, della donna intesa unicamente come moglie e madre, dedita interamente alla famiglia e alla casa per allargare il concetto di cura a quello delle “centinaia di creature umane” e lottare affinché ottenessero migliori condizioni salariali.

Maria apparteneva alla corrente riformista del Partito socialista ed era convinta che l’organizzazione sindacale e quella politica dovessero rimanere distinte e, nel proprio ambito, autonome. Sul piano organizzativo Maria Goia promosse il modello cooperativo: nelle campagne mantovane e romagnole riunì le donne in leghe contadine, poiché in esse vedeva luoghi di tutela degli interessi ma anche di formazione. Nelle leghe e nelle cooperative i lavoratori potevano trovare spazi di riunione e di riflessione, ma soprattutto di educazione ed istruzione. Non è un caso quindi che nel luglio del 1907, divenuta segretaria della Camera del Lavoro di Suzzara, decise di occuparsi dei lavoratori della ditta meccanica Casali che avevano perso il lavoro, organizzandoli in cooperativa. Questa prima esperienza sancì l’avvio della creazione del sistema di cooperazione integrale di cui Suzzara rappresentò per lungo tempo un modello nel Nord d’Italia. Maria fece sentire la propria voce non solo in occasione di comizi e conferenze, ma anche sulle pagine di diversi giornali: scrisse infatti regolarmente su "La Provincia di Mantova" (dal 1908 al 1911) e decise poi di partecipare alla redazione de "La difesa delle lavoratrici" il periodico socialista fondato a Milano nel 1912 da Anna Kuliscioff, Lidia Malnati e Griselda Brebbia.

Su quelle testate ribadì la sua personale convinzione della necessità per le donne di emanciparsi sia sul piano civile, che su quello politico. Animatrice della prima sezione femminile di Ravenna, la cui sede era nei locali del circolo l’“Aurora”, nel luglio 1912 fondò, insieme ad altre compagne, l’Unione nazionale delle donne socialiste, sorta in seno al Partito socialista italiano per “stimolare e coordinare l’agitazione e la propaganda socialista nel proletariato femminile”. L’idea di fondo non era quella di creare un “socialismo femminile” bensì di tentare in tutti i modi possibili di avvicinare le donne al socialismo, di educarle alla politica.

La rottura con il gruppo socialista mantovano avvenne nel 1911 allo scoppio della guerra di Libia. Maria, profondamente avversa alla guerra, cominciò un’intensa campagna pacifista che la allontanò progressivamente dall’ala interventista del partito. Le sue conferenze allora avevano come tema centrale l’idea della guerra intesa come “disumanizzazione dell’individuo” e la convinzione che alla donna spettasse il compito di trasmettere e di educare ai valori della vita e della pace. A causa della sua attività pacifista fu costantemente controllata dalle autorità, poi arrestata e costretta ad allontanarsi forzatamente da Suzzara.

L’8 settembre 1916, munita di foglio di via, dovette recarsi a Firenze per poi trasferirsi a Milano. Anche qui svolse un’intensa attività sindacale e nel 1917 divenne membro effettivo della Commissione esecutiva della Camera del Lavoro milanese. In quello stesso anno, gravemente malata, fu ricoverata a Carpi. Fece allora richiesta di poter tornare a Suzzara, permesso che le fu accordato solo il 20 ottobre 1917. Nonostante la malattia, che la accompagnò negli ultimi anni di vita, Maria non cessò mai di occuparsi dell’organizzazione dei circoli e delle sezione femminili socialiste. Rientrata a Cervia nel gennaio del 1919, fu eletta segretario della locale succursale provinciale della Camera del Lavoro, dove si impegnò per la creazione di una Biblioteca popolare e per il miglioramento delle condizioni dei braccianti. Continuò inoltre a scrivere sulle pagine dei giornali, da dove, avvertita la minaccia del fascismo, non cessò mai di riaffermare le sue convinzioni.

Maria Goia si spense il 15 ottobre 1924 nella sua città natale, di ritorno dalla visita alla madre di Giacomo Matteotti, in seguito al suo assassinio.

           
 
FONTI E BIBLIOGRAFIA

Fonti archivistiche

  • Archivio centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale di pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Casellario Politico Centrale, b. 2476, fasc. Maria Goia.
  • Archivio di Stato di Ferrara.
  • Archivio storico comunale di Ferrara.

Fonti iconografiche

  • Immagine del profilo: Maria Goia. “Una voce che andava prima al cuore poi alla ragione”, ricerca e testi di Ornella Domenicali, Cesena, Il Ponte Vecchio, 1999.

Bibliografia

  • Claudia Bassi Angelini, L’associazionismo femminile a Ravenna nella prima metà del Novecento, in Le Camere del lavoro italiane: esperienze storiche a confronto, a cura di Isabella Milanese, Ravenna, Longo, 2001, pp. 117-155.
  • Antonella Cagnolati, La professionalità, la politica: Alda Costa, in Maternità militanti. Impegno sociale tra educazione ed emancipazione, a cura di Antonella Cagnolati, Roma, Aracne, 2010, pp. 115-129.
  • Ornella Domenicali, Emancipazione femminile e pacifismo in Maria Goia, in "Padania", n.m. Le donne in area padana: politica, lavoro, immaginario, anno VII, 1994, n. 16, pp. 66-82.
  • Donne nella storia: nel territorio di Ravenna, Faenza e Lugo dal Medioevo al XX secolo, a cura di Claudia Bassi Angelini, Ravenna, Longo, 2000.
  • Maria Goia. “Una voce che andava prima al cuore poi alla ragione”, ricerca e testi di Ornella Domenicali, Cesena, Il Ponte Vecchio, 1999.
  • Il movimento operaio italiano: dizionario biografico, 1853-1943, a cura di Franco Andreucci, Tommaso Detti, Roma, Editori riuniti, 1975, ad nomen.
  • La Maestra. Da Alda alla Clelia di Giorgio Bassani, a cura di Anna Quarzi, Ferrara, 2G Editrice, 2004.
 
 
IMMAGINI
 
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CREDITS
scheda compilata da: Elena Musiani