Lo storico Ludovico Testa ha realizzato un saggio sulle radici del Risorgimento, a partire dalla Restaurazione dopo la caduta di Napoleone, fino ai primi moti insurrezionali e a ciò che avvenne, in Italia e in Emilia-Romagna in particolare, nel 1831. Il saggio è intitolato “1831 e dintorni“, è stato stampato e pubblicato dalla Fondazione Argentina Bonetti Altobelli, in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio e la Cgil Emilia-Romagna. La versione completa del saggio in Pdf è scaricabile a questo indirizzo.
Scrive Testa nell’introduzione del libro:
“Quando si parla di Risorgimento il pensiero va istintivamente alle imprese di Giuseppe Garibaldi, all’abilità diplomatica del conte di Cavour, ai grandi plebisciti che, sull’onda di battaglie vittoriose, sancirono la nascita del nuovo stato unitario. Come in tutti i fenomeni storici complessi, tali eventi non germogliarono tuttavia all’improvviso, ma costituirono il frutto di un processo più lungo, giunto lentamente a maturazione nel corso dei decenni.
Se si volesse cercare un punto di inizio, l’origine di quell’aspirazione all’indipendenza e all’unità nazionale della quale oggi si festeggia il 150º anniversario, bisognerebbe partire perlomeno dalla rivoluzione francese e dalla calata in Italia dell’esercito napoleonico che, oltre a riunire sotto un unico governo larga parte della penisola, si fece portatore tra le masse e, soprattutto, tra le classi alte di quegli ideali rivoluzionari di libertà e eguaglianza, destinati a rimanere durevolmente impressi nella memoria collettiva. I rovesci subiti da Napoleone e la fine del suo impero non furono sufficienti a cancellare il ricordo di quegli anni ed è da questo momento che il pensiero liberale di un’Italia indipendente e governata sulla base di principi costituzionalmente riconosciuti iniziò a uscire dalla dimensione puramente culturale per trasformarsi in un più concreto progetto politico.
Come le prove di una grande orchestra che si prepara al concerto, i tanti moti insurrezionali che attraversarono l’Italia nella prima metà dell’Ottocento costituirono passo dopo passo e sotto molteplici aspetti la progressiva messa a punto della sinfonia risorgimentale, che l’intero paese sarà chiamato ad eseguire e a replicare in tre guerre di indipendenza, mostrando ogni volta un affiatamento sempre più consolidato. La stessa tradizionale divisone della penisola in numerosi Stati di media e piccola dimensione favorì lo sviluppo di un processo insurrezionale a macchia di leopardo, che nel 1821 interessò le regioni del sud e del nord ovest e nel 1831 il centro e in particolare l’Emilia-Romagna (regione frammentata al suo interno dalla più alta concentrazione di entità statuali indipendenti) seguendo le tappe di un percorso marcatamente regionalistico, che avrebbe infine trovato respiro unitario nel grande terremoto insurrezionale del 1848. (…)”