COGNOME | Farneti |
NOME | Ariella |
DATA DI NASCITA | 26/06/1921 |
LUOGO DI NASCITA | Meldola (FC) |
DATA DI MORTE | 27/10/2006 |
LUOGO DI MORTE | Meldola (FC) |
STATO CIVILE | nubile | TITOLO DI STUDIO | Diploma magistrale |
PROFESSIONE | insegnante |
APPARTENENZA POLITICA | comunista |
ISCRIZIONE A UN PARTITO | Partito comunista italiano |
ORGANIZZAZIONE SINDACALE | Cgil: Camera del Lavoro di Forlì; Federazione operai tessili |
LUOGHI DI ATTIVITÀ | Forlì |
PROFILO BIOGRAFICO Ariella Farneti nacque a Meldola, in provincia di Forlì-Cesena, nel 1921. Aveva due fratelli, nati dal precedente matrimonio della madre. Entrambi i genitori erano dediti al commercio ambulante, attività che consentì ad Ariella di vivere in condizioni di relativa tranquillità economica e di proseguire gli studi fino all’ottenimento del diploma di maestra elementare. Per quanto la sua famiglia fosse di orientamento antifascista, durante il ventennio, analogamente a molte coetanee, Ariella fece parte di organizzazioni femminili fasciste, come le Piccole e le Giovani Italiane. L’impegno politico di Ariella maturò durante la Resistenza, quando, accanto ai fratelli più grandi, entrò nel movimento di resistenza. Si avvicinò a quest’ultimo dopo l’8 settembre 1943, entrando in contatto con il futuro sindaco di Meldola, Antonio Datteri. Non prese mai parte alla lotta armata, ma le fu riconosciuto il ruolo di staffetta. La Resistenza per Ariella, come lei stessa ha dichiarato, fu il vero motore del suo agire politico. Nell’ottobre del 1944 si iscrisse al Partito comunista e, in seguito alla Liberazione di Meldola, le venne affidato il compito di organizzare le donne comuniste. Alle elezioni amministrative del 1946 venne eletta consigliera comunale nel suo stesso paese e poi nominata assessore all'assistenza. L'anno successivo, nel 1947, le venne affidato l'incarico di dirigere l'Associazione ragazze italiane, impegno che la spinse ad abbandonare il lavoro di maestra, portato avanti contestualmente all'attività politica fino a quel momento. Poco dopo venne inviata alla scuola nazionale femminile del Pci di Faggeto Lario per proseguire la sua formazione politica. A conclusione del corso, rientrò a Forlì, dove, per circa un anno, continuò la sua attività all'interno della Commissione femminile della Federazione comunista forlivese. Il suo ingresso al sindacato coincise con la preparazione del Congresso della Cgil del 1949, durante il quale venne eletta Segretario generale della Federazione degli operai tessili (Fiot). In quegli anni divenne anche responsabile della Commissione femminile della Camera del Lavoro di Forlì. Come sindacalista, diresse l'organizzazione delle lotte in fabbriche come la Mangelli e la Becchi. In occasione di uno sciopero, venne ferita alla testa dalla polizia, sperimentando in prima persona la violenza che caratterizzava le lotte sindacali di quel periodo. In quegli anni, la parità salariale e la tutela della maternità furono i temi su cui si spese di più. Alla luce della sua esperienza familiare, il lavoro femminile era considerato da Ariella come qualcosa di "normale", ma ancora troppo discriminato e quindi da difendere e valorizzare. Dopo l'approvazione della legge del 1950 sulle lavoratrici madri, si impegnò per la costruzione di un asilo alla fabbrica Mangelli, il primo del forlivese. Nel 1950, Ariella venne chiamata a sostituire il sindaco del suo paese, Antonio Datteri, che era stato sospeso dal prefetto per una controversia circa la gestione del collocamento. Divenne così la prima donna sindaco della Romagna. Rimase in carica per un anno, in seguito al quale assunse la dirigenza dell'Udi di Forlì. Venne successivamente eletta sindaco per altri due mandati, rimanendo in carica dal 1956 al 1964. Nel 1963, entrò in Parlamento come senatrice del Pci e per un anno mantenne il doppio incarico, per il forte legame con il suo paese d'origine. Rimase in Senato per due mandati, fino al 1972, e fu anche capogruppo dei senatori comunisti. In quegli anni, si impegnò nelle battaglie per il riconoscimento del lavoro femminile e dei diritti delle lavoranti a domicilio, per la riforma della scuola e l'istituzione del tempo pieno alle scuole elementari. Terminato il secondo mandato in Senato, Ariella tornò a Meldola. A partire dalla seconda metà degli anni Settanta, e per i due decenni successivi, fu nuovamente consigliera comunale, assessore e ricoprì la carica di vice-sindaco. Si spense nel 2006. |
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Fonti archivistiche
Fonti iconografiche
Bibliografia
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